Da Cavriago agli States andata e ritorno

Da Cavriago agli States andata e ritorno

Per un neolaureato con tanta passione, curiosità e voglia di fare,  trasferirsi all’estero a lavorare per un certo periodo di tempo è quasi una tappa obbligata.

Conoscere cosa c’è fuori dal giardino di casa per apprendere, verificare la propria conoscenza, confrontarsi con approcci e cultura del lavoro differenti, sono esperienze impagabili che non sarebbero realizzabili rimanendo all’interno delle proprie “quattro mura”.

Questo è, con qualche variazione, il percorso che ha seguito Enrico Bonilauri, architetto, progettista certificato Passivhaus, che fedele al suo motto:

pensa globalmente, agisci localmente

è partito da un paese della provincia di Reggio Emilia ed è arrivato fino a Denver in Colorado, tutto rimanendo fedele a se stesso, ma con lucidità e la consapevolezza di aprirsi a realtà e culture che seppure diverse dalle nostre, possono integrarsi e farci crescere sempre.

Conosciamolo meglio in questa breve intervista, in attesa di ascoltarlo direttamente il 30 settembre durante l’evento che lo vedrà protagonista insieme a Margherita Montanari e Marco Bettaglio.

Enrico, Cavriago e gli Stati Uniti sono due realtà davvero tanto distanti tra loro, eppure questo non ti ha dissuaso dal perseguire il tuo obiettivo, quello di creare un tuo studio anche dall’altra parte del mondo.

In cosa si differenzia il nostro approccio al lavoro rispetto a quello d’oltre oceano, hai trovato punti in comune che non ti aspettavi?

La nostra ditta (Emu Building Science) si occupa di progettazione, ricerca e sviluppo di sistemi costruttivi e componenti edilizi avanzati per Case Passive ed edifici ad alte prestazioni energetiche.

Un punto in comune tra Italia e USA, è sicuramente la distanza tra lo “stato dell’arte” che è oggi possibile per gli edifici (in termini di comfort, efficienza, salubrità ecc.) e la realtà del mercato, dove imprese e progettisti sono molto poco preparati su questi argomenti, e spesso si oppongono ai cambiamenti per semplice ignoranza.

Trovo anche due differenze sostanziali. In Italia, conosco molti colleghi estremamente preparati e competenti, che nulla hanno da invidiare a colleghi stranieri per preparazione tecnica e passione. Negli USA, non ho ancora conosciuto professionisti altrettanto preparati.

Un aspetto senza dubbio positivo degli USA è il rispetto della professionalità altrui:

sei competente in materia? La tua opinione viene rispettata.

In Italia, purtroppo, questo non sempre avviene: l’opinione di un professionista viene letteralmente messa sullo stesso piano dei pareri sentiti al bar.

Inoltre, la mancanza di controlli da parte delle Amministrazioni fa spesso sì che molti professionisti si improvvisino “competenti” in materie complesse quali la salubrità  e l’efficienza energetica, producendo risultati disastrosi dei quali non si assumeranno mai la responsabilità perché – come ho detto – mancano i controlli, manca la certezza della pena.

 

Aperitivo con l'impresa - Impatto Zero - Enrico Bonilauri

 

Quali sono i consigli che, a fronte della tua esperienza daresti ad un giovane che volesse percorrere il tuo stesso cammino?

Io lavoro almeno 60 ore alla settimana, spesso al sabato e alla domenica, e prendo tutt’ora meno di un lavoratore dipendente: siete sicuri di voler seguire le mie orme?

La scelta di fondo è che tipo di rapporto si vuole avere con il proprio lavoro. Se volete un lavoro tanto per avere un introito, vi consiglio di fare dell’altro. Il mercato italiano abbonda di mediocrità, dove la differenza viene fatta solo ed esclusivamente dal prezzo. Ci sarà sempre qualcuno pronto a calare le braghe più di voi, e a fare un prezzo più basso.

La via di uscita è mirare l’eccellenza (e tirare la cinghia, all’inizio). Se avete un particolare ambito della professione che vi appassiona, il mio consiglio è di approfondire e specializzarvi in quell’ambito. Occorreranno centinaia di ore di lavoro non pagato, ricerca e studio, ma il risultato in genere vale la pena.

Il ragazzo che studiava architettura aveva “progettato” la sua vita professionale esattamente così?

Assolutamente no. A dieci anni dalla laurea, ho lavorato in tre continenti diversi, facendo sostanzialmente mestieri diversi: il disegnatore/schiavo da neolaureato in Italia, l’assistente architetto in Australia, l’architetto tuttofare in Italia, e ora sono il referente tecnico della nostra ditta, che si occupa di consulenze, ricerca e sviluppo di sistemi costruttivi ad alte prestazioni in Italia e negli USA.

Lo sviluppo della mia carriera è stato guidato dalla combinazione di interessi professionali personali principalmente, la tecnologia delle costruzioni, e l’andamento del mercato.

Se mi fossi laureato una decina di anni prima, avrei vissuto la crisi del 2008 in modo completamente diverso, e la mia carriera sarebbe con ogni probabilità più tradizionale, avrei continuato a fare l’architetto.

La combinazione di crisi dell’edilizia, e le nuove possibilità date dagli Edifici a Energia Zero e dalle Case Passive, sono state la mia fortuna professionale. Io la vedo così.

E’ chiaro che offrendo un prodotto più avanzato e specializzato, occorre farlo ad un mercato più ampio della provincia italiana.

Enrico grazie per averci aiutato ad avvicinarci ad alcuni aspetti del tua professione e soprattutto per averci permesso di conoscere qualcosa di te in attesa di farlo personalmente.

Il 30 settembre a Correggio alle 18.00, vieni a conoscere tre imprenditori appassionati e innamorati del loro lavoro che non hanno avuto timore del cambiamento, ma al contrario l’hanno guidato.

Il seminario è gratuito ma i posti sono limitati, iscriviti subito qui!